i colori dell'integrazione

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foto tratta dal sito: www.artenelaulaen.blogspot.com

giovedì 10 maggio 2012

Integrazione, anche nel Sud si può

Integrazione, anche nel Sud si può
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L'immigrazione ha avuto un impatto non solo nelle grandi città italiane o nelle aree più avanzate del paese. Negli ultimi anni, tanti stranieri sono arrivati anche nel sud Italia, ponendo i piccoli centri di fronte alla sfida dell'integrazione, soprattutto dei minori. Al seminario Enti locali, scuola e integrazione le esperienze di due piccoli Comuni meridionali.
Le sessioni di di lavoro pomeridiano dell'appuntamento organizzato dal Miur in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale per la Toscana, la Regione Toscana, l'Istituto degli Innocenti, il Centro nazionale e l'Anci sono state la vetrina delle esperienze portate avanti sul territorio. In particolare, nella terza si sono confrontati i rappresentanti dei piccoli centri e sono state raccontate le esperienze di Bella, comune in provincia di Potenza, e Mazara del Vallo, provincia di Trapani:
 Bella è un paese lucano di cinquemila abitanti dove vivono circa 400 stranieri, di dieci etnie diverse. In tanti vivono nei prefabbricati dell'Area Braida, lasciati dalle famiglie dei terremotati del 1980, «un ghetto a tutti gli effetti», dice Mauro Coviello, dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo. Su 461 alunni iscritti alla scuola di Bella, «45 sono stranieri, undici dei quali marocchini nati in Italia: 10 frequentano la scuola dell'infanzia, 21 la primaria, 14 le medie». La scuola del paese lucano ha subito avviato «attività di formazione dei docenti per accogliere, educare e istruire gli alunni stranieri» e corsi per l'apprendimento della lingua italiana d'uso sono stati organizzati per le famiglie degli studenti. Inoltre, «da otto anni, l'Istituto comprensivo di Bella utilizza i fondi per la lotta alla dispersione scolastica del Ministero dell'istruzione per realizzare il progetto “Non uno di meno”», dice il preside. Si tratta, spiega Coviello, di «interventi per gli alunni in difficoltà, per la maggior parte di origine straniera, con attività laboratoriali» e il servizio di mensa e trasporto pomeridiano assicurato dal Comune.

Un altro punto importante dell'attività a Bella è stata «la promozione della lettura di qualità come strumento di emancipazione e conquista della cittadinanza responsabile», grazie anche ad un torneo di lettura che coinvolge 2mila studenti di undici scuole in rete. Da un laboratorio di scrittura «portato avanti da due docenti della scuola media» è nato “Chi può impedirmi di volare?”: «un libro scritto a più mani, che contiene più lingue, più linguaggi, più voci e più punti di vista», realizzato dai ragazzi delle seconde generazioni. Racconta la storia di una alunna di origine marocchina e del suo processo di crescita nella nuova realtà scolastica e di vita: il libro ha dato anche lo spunto per un cortometraggio presentato al festival di Giffoni del 2009. Per Mauro Coviello, «il razzismo si sconfigge con le politiche culturali», che però hanno bisogno di «risorse finanziarie pluriennali per realizzare con continuità politiche di integrazione» e fare “sistema” delle esperienze positive attuate sul territorio, investendo moltissimo sulla formazione dei docenti.







Dell'esperienza di Mazara racconta invece Riccardo La Rosa, assessore all'istruzione del Comune nella provincia di Trapani. «Da noi la presenza degli immigrati è iniziata nei primi anni Settanta, coi tanti tunisini che andarono ad abitare in quella che era l'antica Casbah», dice. La coesistenza tra africani e mazaresi «è sempre stata pacifica, ma non c'è mai stato un vero incontro di culture perchè né la scuola né la politica si sono inizialmente occupati di questi immigrati». Negli ultimi anni invece, «le cose sono cambiate».
Da anni, a Mazara, è attiva una scuola tunisina: i figli degli immigrati possono imparare la lingue, le regole, la cultura del loro paese d'origine. Ma questa realtà così “chiusa”, che permette ai bambini stranieri di mantenere il contatto con le loro radici, ha creato «enormi difficoltà d'impatto quando poi arrivavano nelle medie italiane, perchè gli alunni non conoscevano la nostra lingua e finivano per rimanere indietro nell'apprendimento». Grazie ad un contatto con le autorità tunisine, l'amministrazione di Mazara sta ottenendo che nella scuola frequentata dai bambini di origine africana venga insegnata anche la lingua italiana e intervengano mediatori linguistici e culturali». Per venire incontro alle difficoltà degli studenti, è stato anche attivato il progetto “Braccia aperte”: un doposcuola pomeridiano con attività di recupero delle lezioni alle quali partecipano molti ragazzi di origine straniera.
«Ciò che noi facciamo a favore dell'integrazione non ha una ricaduta solo sui 70 bambini immigrati che ora frequentano la scuola mazarese – dice La Rosa – Ma sull'intera comunità: avere in futuro ragazzi che parleranno due o tre lingue può essere una grande risorsa per il nostro territorio».





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