i colori dell'integrazione

i colori dell'integrazione
foto tratta dal sito: www.artenelaulaen.blogspot.com

martedì 15 maggio 2012

facciamo punto sull’integrazione scolastica- Dario Ianes intervista Matilde Leonardi

video tratto dal sito:www.youtube.it

integrazione scolastica del bambino immigrato

video tratto dal sito:www.yuotube.it

l’integrazione dei disabili nelle scuole medie superiori

video tratto dal sito:www.youtube.it

Reggio Emilia, zoom sulla scuola


Reggio Emilia, zoom sulla scuola

Il 10 marzo un convegno dal titolo "La scuola ci riguarda tutti" metterà a tema alcuni nodi del sistema scolastico. Inclusione e arginamento dell'abbandono tra gli argomenti trattati.

09/03/2012


Tutti a scuola per un giorno, in un luogo in cui la democrazia diventa pedagogia e la pedagogia crea democrazia. Il convegno dal tema "La scuola ci riguarda tutti", che avrà luogo domani 10 marzo a Reggio Emilia presso la sede dell'Università di Modena e Reggio Emilia di viale Allegri, si pone proprio questo obiettivo: far tornare i partecipanti tra i banchi per discutere di integrazione e inclusione a scuola, per allontanare un'idea astratta di apprendimento e coltivare l'accoglienza piena di ogni bambino, la relazione con lui. L'incontro è stato organizzato dall'Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie), attiva da tempo sia nel favorire un adeguato inserimento scolastico dei minori adottati e affidati sia nel proporre a livello didattico un approccio corretto sulle tematiche della genitorialità e della filiazione.

«La scuola pubblica, obbligatoria, gratuita e inclusiva è stata una delle grandi conquiste del ventesimo secolo - si legge nella presentazione al convegno -. Oggi, invece, questo processo di democratizzazione della scuola, che risponde a precisi dettati della Costituzione, ha subito una pesante battuta di arresto». Molte e varie sono, però, le buone pratiche messe in atto per arginare questa deriva, e il convegno di domani darà loro ampio spazio: si parlerà della lotta contro l'abbandono e la dispersione realizzata attraverso l'esperienza dei maestri di strada del progetto Chance di Napoli, dell'apertura verso l'intercultura e le molteplici provenienze geografiche, passando per la piena inclusione di chi è diversamente abile. Interverranno, tra gli altri, Donata Nova Micucci, presidente nazionale dell'Anfaa; Luigi Fadiga, garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia Romagna; Graziella Favaro, pedagogista ed  esperta di educazione interculturale; Marisa Faloppa, presidente del Comitato per l’integrazione scolastica di Torino; Cesare Moreno, dell'Associazione maestri di strada di Napoli. Ed Emilia De Rienzo, insegnante, scrittrice, formatrice e coordinatrice del blog lascuolariguardatutti, da mesi attiva nella preparazione on line dei temi dell'incontro. Ci sarà uno spazio anche per il teatro, potente mezzo per realizzare l'integrazione: presenti la regista e attrice Adriana Zamboni e l'attrice Manuela Massarenti.

«Da tempo ci occupiamo dell'inserimento scolastico dei bambini adottati e affidati e siamo consci dell'importanza sociale della scuola nell'accogliere tutti gli allievi con situazioni familiari diverse, compresi i figli di genitori stranieri o di genitori separati. Lavoriamo perché nella scuola ci sia posto per ognuno». Parla Frida Tonizzo, consigliere nazionale Anfaa, che aggiunge: «Un apporto determinante è stato dato dal gruppo di insegnanti coordinato da Emilia De Rienzo, autrice del libro “Stare bene insieme  a scuola si può?”, anima del blog lascuolariguardatutti». Nello specifico, sono molte le problematiche affrontate e segnalate da  direttori didattici, presidi o singoli insegnanti in merito all’iscrizione e alla certificazione scolastica degli alunni in affidamento preadottivo, in affidamento familia­re o in adozione. L'Anfaa ne illustra alcune, ad esempio: con quale cognome iscrivere a scuola un minore in affida­mento preadottivo? quali genitori (adottivi o affidatari) inserire negli elenchi dei genitori aventi diritto al voto per l'elezione degli organi collegiali scolastici? come debbono essere compilate le certificazioni scolastiche, per conciliare sia la necessità che tali documenti ufficiali vengano intestati con il nome reale dell' alunno nel momento in cui sono emessi e sia quella di non consentire l'eventuale identificazione di un minore con affidamento a “rischio giuridico di adozione” o in affidamento preadottivo?

«Lo scorso anno l'associazione ha avuto in merito una serie di incontri con il Dirigente e i funzionari dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte - aggiunge Frida Tonizzo- che si sono positivamente conclusi con l’emanazione in data 11 maggio 2011 della circolare indirizzata ai Dirigenti scolastici delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado del Piemonte, nonché ai Dirigenti e Reggenti degli Ambiti territoriali provinciali». Un testo modello, che fornisce risposte concrete a molte di queste domande. La circolare verrà consegnata ai presenti domani nel corso dell'incontro, ma è qui di seguito disponibile in formato pdf per chi fosse interessato fin da oggi ad approfondire l'argomento.

http://www.famigliacristiana.it

giovedì 10 maggio 2012

uno per tutti,per garantire l'integrazione scolastica dei bambini disabili


Nasce “UNOPERTUTTI”,

per garantire l’integrazione scolastica dei bambini disabili

In Valdisieve da novembre 2011 c’è un’associazione che lotta per il diritto alle ore di assistenza e sostegno dei bambini disabili nelle scuole del territorio. Avviata una campagna di raccolta fondi per veder rispettato questo diritto.

PONTASSIEVE – Nasce in Valdisieve un’associazione che lotta per garantire ai bambini disabili il sostegno, l’assistenza educativa e il tempo scuola. Si chiama ‘UNOPERTUTTI’, nasce a Pontassieve nel novembre 2011 dopo alcuni incontri aperti avviati nel settembre dello stesso anno tra genitori, insegnanti e educatori e si è posta come primo obiettivo quello di raccogliere fondi per fare ricorso collettivo al TAR per garantire assistenza e sostegno a 15 bambini disabili di queste zone.
Dallo statuto dell’associazione emerge chiaramente il loro motivo d’esistenza, dovuto ad un disagio e a una forte esigenza che deriva da un complesso momento di crisi, che sta mettendo in serio pericolo la piena inclusione sociale e il pieno sviluppo umano dei bambini disabili all’interno degli istituti scolastici di questo territorio. Spontamente sono nati come gruppo per riflettere su queste tematiche a fronte dei tagli sulle ore di sostegno (che dipende dal provveditorato) e assistenza educativa (fornita dal Comune) all’interno delle scuole che stanno registrando sotto questo aspetto gravi carenze.

 “In tutte le sezioni e classi di ogni ordine e grado mancavano molte ore di sostegno ai bambini disabili e alla luce di questi fatti abbiamo deciso di ricorrere al TAR. Abbiamo in atto al momento dieci ricorsi – afferma Lucia Gori, Presidente dell’AssociazioneSuccessiva a questa prima fase è nata spontaneamente l’esigenza e la voglia di unirsi in un’Associazione anche perchè ai bisogni dei bambini si uniscono quelli delle famiglie, come la necessità di essere sostenuti in tutta la parte burocratica dove si possono trovare più in difficoltà, ma anche nel sostegno psicologico”.
Singolarmente molte famiglie hanno chiesto spiegazioni e soluzioni al Comune che però ha sempre denunciato la carenza di fondi e l’impossibilità di agire. “Sicuramente il tutto parte a monte con i tagli, ma se un Comune decide di investire in disabilità all’inizio dell’anno leverà una parte delle risorse da altro per desintarle a questo importante servizio – dice Lucia Gori – Chiediamo che ad ogni bambino vengano ridate le ore che a lui spettano rispetto a quello che il neuropsichiatra dice: Caso per caso sono state guardate tutte le situazioni dei bambini e rispetto alle indicazioni del neuropsichiatra è stato richiesto l’insegnante di sostegno. Ci sono casi in cui è previsto che il bambino sia coperto per l’intero monte orari settimanale”.
La prima campagna avviata dall’Associazione riguarda la raccolta fondi finalizzata alla copertura delle spese necessarie a sostenere il ricorso multiplo al TAR con cui 15 bambini disabili avranno la possibilità di vedere difeso il loro diritto fondamentale dell’integrazione scolastica. I ricorsi sono stati fatti nei confronti del provveditorato e del Comune di Pontassieve.

Per questo il 19 febbraio è stata organizzata una giornata di raccolta fondi in Borgo la Croce a Firenze con l’intento di reperire 10 mila euro che servono a sostenere le spese. “Noi speriamo partecipino molte persone e raccogliere questi 10 mila euro – sottolinea Gori – Abbiamo già avuto diverse donazioni molte generose. Ultima da parte dell’Associazione dei medici veterniari di Firenze e Prato che hanno donato mille euro, ma anche un’altra donazione importante di un privato. Quindi crediamo di riuscire a farcela”.
Però l’associazione, che oggi conta un centinaio di soci, vuole anche sostenere l’operato degli educatori promuovendo percorsi di formazione, esperienze, incontri e servizi. Promuove iniziative, anche in collaborazione con altre associazioni o enti, per la diffusione della cultura dell’interazione e offre sostegno, servizi e consulenza specialistica e legale a genitori, insegnanti ed educatori, rispetto a problematiche legate alla disabilità e al disagio. Infine uno degli obiettivi dell’associazione è la raccolta fondi per sostenere le campagne che di volta in volta deciderà di sontenere. “Ci proponiamo come sostegno alla famiglia, sia al bambino che al nucleo familiare – dice Lucia Gori -  Abbiamo iniziato a prendere in cosiderazione anche altre parti del progetto come il sostegno diretto alla famiglia, con un gruppo guidato da una psicologa, ma anche un sostegno nell’accompagnamento tra gli uffici burocratici
Un battaglia importante che, come in tante altre parti d’Italia, si combatte anche in Valdisieve. “La scuola è la carta che un bambino si gioca per il suo futuro, per la sua formazione – conclude Lucia Gori – ma anche solo un modo per passare del tempo diversamente dallo stare in casa con i genitori. Sono situazioni difficili da reggere per tutta la famiglia perchè può mancare quella sernità che serve a tutti, alla famiglia e al bambino“.





 Nome del sito è http://www.sievenotizie.it/ (nasce UNO PER TUTTI,garantire l’integrazione scolastica dei bambini disabili)

 Campagna contro discriminazione
  delle donne straniere

Dipartimento pari opportunità

     "Lei è solo straniera, siamo noia farne un'estranea''
E'l titolo della campagna di comunicazione istituzionale promossa dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità e dal Ministro per le   Pari Opportunità, Mara Carfagna. La campagna è stata presentata questa mattina in occasione della Settimana d’azione contro il razzismo promossa dall’Unar.
“Le donne immigrate sono elemento fondamentale dell’integrazione, ma, spesso, prime vittime dello sfruttamento. Sfruttamento del lavoro, ma non solo. La campagna che lanciamo oggi ha lo scopo di puntare i riflettori su loro, le immigrate. Donne che magari lavorano nelle nostre case o curano i nostri genitori, fanno un lavoro meritorio e sono più esposte delle altre al rischio di molestie. E’ una campagna rivolta innanzitutto agli italiani, ma non soltanto a loro; lo scopo è far capire a tutti che una donna immigrata è una donna a tutti gli effetti, che bisogna riconoscerle tutti i diritti che per le donne italiane non sono mai stati messi in discussione, che non è più “debole”. Soprattutto che lo Stato colpisce con durezza chi si approfitta di loro”, commenta il Ministro Carfagna.

“Le donne di origine straniera spesso sembrano invisibili, eppure sono sempre più presenti nella popolazione immigrata. Esse sono portatrici di un tesoro di saperi e di competenze che i Paesi come il nostro hanno tutto l’interesse a imparare a conoscere e assorbire. Il futuro dipende anche dalla nostra capacità di valorizzare le risorse che ci vengono offerte, preziose come l’enorme contributo di esperienza e di umanità che le donne immigrate portano con sé”, gli fa eco Massimiliano Monnanni, Direttore generale dell'Unar.

Nel corso della due giorni che si è tenuta presso il Ministero, l’Ufficio ha presentato il Rapporto 2010 sulle discriminazioni: “La discriminazione razziale è un fenomeno che spesso rimane sommerso, per paura, ignoranza, sfiducia. Ma qualcosa sta cominciando a cambiare: le segnalazioni raccolte nell’anno appena concluso sono state complessivamente 766; l'anno precedente erano state 373”, aggiunge Monnanni.
Dai dati emerge che le vittime sono per il 63,4% stranieri, più uomini che donne, più adulti che giovani. E se tra gli uomini si nota una prevalenza di casi di discriminazione diretta, tra le donne è frequente l'aggravante delle molestie. La campagna, finanziata dal Ministero dell’Interno e dal Fondo Europeo per l'Integrazione dei cittadini dei paesi terzi, ritrae due donne, una dalla pelle chiara e di mezza età, l'altra giovane e con la pelle scura, entrambe con il volto costellato da scritte di comando: “Non discutere, lavora, non ti lamentare'', parole che parlano di dominio, di assoggettamento, di pregiudizio.

Integrazione, anche nel Sud si può

Integrazione, anche nel Sud si può
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L'immigrazione ha avuto un impatto non solo nelle grandi città italiane o nelle aree più avanzate del paese. Negli ultimi anni, tanti stranieri sono arrivati anche nel sud Italia, ponendo i piccoli centri di fronte alla sfida dell'integrazione, soprattutto dei minori. Al seminario Enti locali, scuola e integrazione le esperienze di due piccoli Comuni meridionali.
Le sessioni di di lavoro pomeridiano dell'appuntamento organizzato dal Miur in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale per la Toscana, la Regione Toscana, l'Istituto degli Innocenti, il Centro nazionale e l'Anci sono state la vetrina delle esperienze portate avanti sul territorio. In particolare, nella terza si sono confrontati i rappresentanti dei piccoli centri e sono state raccontate le esperienze di Bella, comune in provincia di Potenza, e Mazara del Vallo, provincia di Trapani:
 Bella è un paese lucano di cinquemila abitanti dove vivono circa 400 stranieri, di dieci etnie diverse. In tanti vivono nei prefabbricati dell'Area Braida, lasciati dalle famiglie dei terremotati del 1980, «un ghetto a tutti gli effetti», dice Mauro Coviello, dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo. Su 461 alunni iscritti alla scuola di Bella, «45 sono stranieri, undici dei quali marocchini nati in Italia: 10 frequentano la scuola dell'infanzia, 21 la primaria, 14 le medie». La scuola del paese lucano ha subito avviato «attività di formazione dei docenti per accogliere, educare e istruire gli alunni stranieri» e corsi per l'apprendimento della lingua italiana d'uso sono stati organizzati per le famiglie degli studenti. Inoltre, «da otto anni, l'Istituto comprensivo di Bella utilizza i fondi per la lotta alla dispersione scolastica del Ministero dell'istruzione per realizzare il progetto “Non uno di meno”», dice il preside. Si tratta, spiega Coviello, di «interventi per gli alunni in difficoltà, per la maggior parte di origine straniera, con attività laboratoriali» e il servizio di mensa e trasporto pomeridiano assicurato dal Comune.

Un altro punto importante dell'attività a Bella è stata «la promozione della lettura di qualità come strumento di emancipazione e conquista della cittadinanza responsabile», grazie anche ad un torneo di lettura che coinvolge 2mila studenti di undici scuole in rete. Da un laboratorio di scrittura «portato avanti da due docenti della scuola media» è nato “Chi può impedirmi di volare?”: «un libro scritto a più mani, che contiene più lingue, più linguaggi, più voci e più punti di vista», realizzato dai ragazzi delle seconde generazioni. Racconta la storia di una alunna di origine marocchina e del suo processo di crescita nella nuova realtà scolastica e di vita: il libro ha dato anche lo spunto per un cortometraggio presentato al festival di Giffoni del 2009. Per Mauro Coviello, «il razzismo si sconfigge con le politiche culturali», che però hanno bisogno di «risorse finanziarie pluriennali per realizzare con continuità politiche di integrazione» e fare “sistema” delle esperienze positive attuate sul territorio, investendo moltissimo sulla formazione dei docenti.







Dell'esperienza di Mazara racconta invece Riccardo La Rosa, assessore all'istruzione del Comune nella provincia di Trapani. «Da noi la presenza degli immigrati è iniziata nei primi anni Settanta, coi tanti tunisini che andarono ad abitare in quella che era l'antica Casbah», dice. La coesistenza tra africani e mazaresi «è sempre stata pacifica, ma non c'è mai stato un vero incontro di culture perchè né la scuola né la politica si sono inizialmente occupati di questi immigrati». Negli ultimi anni invece, «le cose sono cambiate».
Da anni, a Mazara, è attiva una scuola tunisina: i figli degli immigrati possono imparare la lingue, le regole, la cultura del loro paese d'origine. Ma questa realtà così “chiusa”, che permette ai bambini stranieri di mantenere il contatto con le loro radici, ha creato «enormi difficoltà d'impatto quando poi arrivavano nelle medie italiane, perchè gli alunni non conoscevano la nostra lingua e finivano per rimanere indietro nell'apprendimento». Grazie ad un contatto con le autorità tunisine, l'amministrazione di Mazara sta ottenendo che nella scuola frequentata dai bambini di origine africana venga insegnata anche la lingua italiana e intervengano mediatori linguistici e culturali». Per venire incontro alle difficoltà degli studenti, è stato anche attivato il progetto “Braccia aperte”: un doposcuola pomeridiano con attività di recupero delle lezioni alle quali partecipano molti ragazzi di origine straniera.
«Ciò che noi facciamo a favore dell'integrazione non ha una ricaduta solo sui 70 bambini immigrati che ora frequentano la scuola mazarese – dice La Rosa – Ma sull'intera comunità: avere in futuro ragazzi che parleranno due o tre lingue può essere una grande risorsa per il nostro territorio».





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